Mi sento come un pugile all’angolo dopo un primo round, sono ferito, sudato, dolorante, ma sopravvissuto. Ho 1 minuto per fiatare, recuperare le energie e studiare una strategia per andare avanti.
Fra pochi giorni si parte la FASE 2, quando dovremo uscire e tornare a combattere con il mostro. Sono convinto che la chiusura fosse necessaria per ridurre la trasmissione del virus e consentire al sistema sanitario di rispondere alle domande di assistenza, ma torneremo “liberi” solo accettando il rischio di contagio che è diventato più sostenibile.
Sappiamo meglio come si comporta il virus, sono stati implementati 10.000 posti letto di rianimazione, i DPI sono stati distribuiti e le procedure sono state ottimizzate, il tutto in previsione di una possibile seconda ondata di contagi. Il prolungamento del lockdown, non la eviterebbe ma la ritarderebbe, creando però un danno economico insanabile.
La gestione del rischio
Chi fa valutazione dei rischi per lavoro, sa che il rischio è legato alla probabilità che un evento accada e alle conseguenze che ne derivano.
Se non si accetta il rischio di contagio, l’alternativa sarebbe “congelare” l’Italia fino a data da definirsi (vedi vaccino), fare 55 milioni di tamponi e test sierologici per scoprire chi ha avuto il virus, chi è stato asintomatico, chi non l’ha avuto ecc.
Questi dati, seppur importanti, non cambiano il succo della situazione: esiste un virus, in alcuni casi rende necessarie cure ospedaliere intensive e siamo tutti potenziali vittime fino a che non sarà trovato il vaccino o raggiungeremo l’immunità di gregge (scenario che potrebbe prevedere la prematura scomparsa di almeno 200.000 persone).
E allora cosa si fa? Si lavora sulla probabilità di contagio, ancora una volta l’unico punto sul quale possiamo intervenire.
Come si incide sulla probabilità di contagio?
Quando non avevamo informazioni, l’abbiamo fatto in modo radicale: distanziamento sociale e protezione individuale.
Ha funzionato, ma ora che sappiamo di più possiamo gestire i “contatti” in modo sicuro utilizzando i sistemi di protezione ormai diventati familiari come mascherine, guanti, gel di sicurezza, cambiando alcuni comportamenti e prestando una maggiore attenzione all’igiene degli ambienti in cui lavoriamo. Il tutto senza mai abbassare la guardia: chiunque di fronte a te potrebbe essere contagioso.
Fase 2 COVID-19, tutti i prodotti EQ per rendere aziende e luoghi di lavoro sicuri
Durante, la fase 2 sarà necessario adeguarsi a nuove regole di igiene e sanificazione dei luoghi di lavoro e EQ offre linee di prodotti capaci di soddisfare i massimi criteri di sicurezza richiesti.
Al rientro al lavoro sarà necessario dotare ogni dipendente di:
- uno spruzzino di detergente igienizzante per il suo posto di lavoro come CL SAN
- gel igienizzante per le mani senza risciacquo come ALCOLINA, una nuova formulazione dall’effetto identico a quello dell’alcool, ma più rispettosa della pelle e più piacevole al tatto.
e prestare maggiore attenzione all’igiene degli ambienti di lavoro:
- posizionando saponi battericida nei bagni come: SANDY gel e SANDY CREMA, SOFT EXTRA+, SOFT MC+
- utilizzando detergenti sanificanti come SANO Q o PMC 12 per i pavimenti e MONSTER o PMC 4 per le pareti.
Queste sono le nostre armi per combattere il virus e le spese per la gestione del rischio di contagio genereranno un rimborso fino al 100%.
Smart working e orari flessibili consentiranno di ridurre la densità negli uffici, nei capannoni le distanze ci sono e le attività produttive adottano già DPI come guanti, mascherine, occhiali, visiere
Dobbiamo tornare a credere di essere capaci di lavorare in sicurezza e tornare a contribuire al benessere del nostro Paese. Siamo stati duramente colpiti ma abbiamo saputo incassare gestendo l’emergenza e ora è tempo di rialzarci e usare tutti mezzi per contenere il virus.
Adesso inizia il secondo round!
Dr Cristiano Verga
Titolare e Direttore Scientifico EQ